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Simon Hantaï

Azzurro

February 2–March 30, 2024
Rome

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Installation view Artwork © Archives Simon Hantaï/ADAGP, Paris. Photo: Matteo D’Eletto, M3 Studio

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Artwork © Archives Simon Hantaï/ADAGP, Paris. Photo: Matteo D’Eletto, M3 Studio

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Works Exhibited

Simon Hantaï, Meun, 1968 Oil on canvas, 84 ⅛ × 70 ¼ inches (213.6 × 178.5 cm)© Archives Simon Hantaï/ADAGP, Paris. Photo: Thomas Lannes

Simon Hantaï, Meun, 1968

Oil on canvas, 84 ⅛ × 70 ¼ inches (213.6 × 178.5 cm)
© Archives Simon Hantaï/ADAGP, Paris. Photo: Thomas Lannes

Simon Hantaï, Étude, c. 1969 Oil on canvas, 45 ¾ × 39 ¾ inches (116 × 101 cm)© Archives Simon Hantaï/ADAGP, Paris. Photo: Thomas Lannes

Simon Hantaï, Étude, c. 1969

Oil on canvas, 45 ¾ × 39 ¾ inches (116 × 101 cm)
© Archives Simon Hantaï/ADAGP, Paris. Photo: Thomas Lannes

Simon Hantaï, Blancs, 1974 Acrylic on canvas, 90 ¾ × 77 ⅜ inches (230.5 × 196.5 cm)© Archives Simon Hantaï/ADAGP, Paris. Photo: Thomas Lannes

Simon Hantaï, Blancs, 1974

Acrylic on canvas, 90 ¾ × 77 ⅜ inches (230.5 × 196.5 cm)
© Archives Simon Hantaï/ADAGP, Paris. Photo: Thomas Lannes

Simon Hantaï, Tabula, 1975 Acrylic on canvas, 53 ⅝ × 34 ⅝ inches (136 × 88 cm)© Archives Simon Hantaï/ADAGP, Paris. Photo: Thomas Lannes

Simon Hantaï, Tabula, 1975

Acrylic on canvas, 53 ⅝ × 34 ⅝ inches (136 × 88 cm)
© Archives Simon Hantaï/ADAGP, Paris. Photo: Thomas Lannes

Simon Hantaï, Tabula, 1980 Acrylic on canvas, 117 ⅜ × 192 ⅛ inches (298 × 488 cm)© Archives Simon Hantaï/ADAGP, Paris. Photo: Thomas Lannes

Simon Hantaï, Tabula, 1980

Acrylic on canvas, 117 ⅜ × 192 ⅛ inches (298 × 488 cm)
© Archives Simon Hantaï/ADAGP, Paris. Photo: Thomas Lannes

Simon Hantaï, Tabula, 1980 Acrylic on canvas, 104 ¾ × 176 inches (266 × 447 cm)© Archives Simon Hantaï/ADAGP, Paris. Photo: Thomas Lannes

Simon Hantaï, Tabula, 1980

Acrylic on canvas, 104 ¾ × 176 inches (266 × 447 cm)
© Archives Simon Hantaï/ADAGP, Paris. Photo: Thomas Lannes

Simon Hantaï, Sans titre, 1983 Acrylic on canvas, 100 ⅜ × 85 inches (255 × 215.7 cm)© Archives Simon Hantaï/ADAGP, Paris. Photo: Thomas Lannes

Simon Hantaï, Sans titre, 1983

Acrylic on canvas, 100 ⅜ × 85 inches (255 × 215.7 cm)
© Archives Simon Hantaï/ADAGP, Paris. Photo: Thomas Lannes

Simon Hantaï, Sans titre, 1983 Acrylic on canvas, 116 ⅜ × 89 ⅛inches (295.5 × 226.4 cm)© Archives Simon Hantaï/ADAGP, Paris. Photo: Thomas Lannes

Simon Hantaï, Sans titre, 1983

Acrylic on canvas, 116 ⅜ × 89 ⅛inches (295.5 × 226.4 cm)
© Archives Simon Hantaï/ADAGP, Paris. Photo: Thomas Lannes

About

The function of color is essentially linked to light, not to matter.
—Simon Hantaï

Gagosian is pleased to announce Azzurro, an exhibition of paintings by Simon Hantaï (1922–2008) in Rome. Curated by Anne Baldassari, it focuses on the significance of blue in the artist’s practice, illuminating his affinity with Italy and the influence on his work of its classical painting tradition. Azzurro follows a major retrospective, Simon Hantaï. The Centenary Exhibition, at Fondation Louis Vuitton, Paris (2022). It also forms part of a sequence with Gagosian’s two previous Hantaï exhibitions, LES NOIRS DU BLANC, LES BLANCS DU NOIR at Le Bourget in 2019–20, which featured black-and-white works, and Les blancs de la couleur, la couleur du blanc at 980 Madison Avenue, New York, in 2022, which emphasized combinations of primary and secondary colors.

Born in Bia, Hungary, Hantaï moved to Paris in 1948 and joined André Breton’s Surrealists, breaking with the group in 1955. Subsequently, he originated the pliage (folding) technique, in which a canvas is crumpled and knotted, painted over, and then spread out to reveal alternations between pigment and ground. After representing France at the 1982 Biennale di Venezia, Hantaï withdrew from public life, declining to exhibit new work until 1998. Following this extended isolation, he began altering a set of pliage paintings that he had shown in 1981, photographing them at an angle and producing prints from the distorted images. He continued to work largely in isolation until his death in 2008.

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La funzione del colore è essenzialmente legata alla luce, non alla materia.
—Simon Hantaï

Gagosian Roma è lieta di annunciare Azzurro, una mostra di dipinti di Simon Hantaï (1922–2008). Curata da Anne Baldassari, l’esposizione approfondisce il legame di Hantaï con l’Italia e l’impatto della tradizione pittorica italiana sul suo lavoro, evidenziando il ricorrere dei toni del blu nella pratica dell’artista. Dopo l’importante retrospettiva alla Fondazione Louis Vuitton di Parigi (2022), Azzurro segue le due precedenti esposizioni di Simon Hantaï ospitate da Gagosian: LE NOIR DU BLANC, LE BLANC DU NOIR tenutasi nello spazio di Le Bourget (2019–22) e dedicata alle opere in bianco e nero; e Les blancs de la couleur, la couleur du blanc incentrata sulla combinazione di colori primari e secondari, tenutasi nella sede di Madison Avenue a New York (2022).

Nato a Bia, Ungheria, Hantaï si trasferisce a Parigi nel 1948 unendosi al gruppo dei Surrealisti di André Breton dal quale, tuttavia, prende le distanze nel 1955. Negli anni successivi l’artista elabora la tecnica del pliage (piegatura), nella quale la tela viene piegata, annodata, dipinta nelle porzioni visibili e successivamente dispiegata rivelando un’alternanza tra sfondo e parti pigmentate. Dopo aver rappresentato la Francia alla Biennale di Venezia del 1982, Hantaï si ritira dalla vita pubblica, rifiutando di esporre nuovi lavori fino al 1998. A seguito di questo prolungato isolamento, l’artista inizia ad intervenire su una serie di pliage già esposti nel 1981, fotografandoli di traverso realizzandone stampe a partire dalle immagini distorte, e continuando a lavorare in gran parte in isolamento fino alla sua morte nel 2008.

È significativo che Azzurro abbia luogo a Roma: Hantaï si recò infatti per la prima volta in Italia nel 1942 con i compagni dell’Accademia di Belle Arti di Budapest, soggiornando nella Capitale, a Firenze e a Siena. Nel 1948, in occasione di un viaggio a piedi da Ravenna a Roma, visitò la 24a Biennale di Venezia entrando in contatto con le opere di Max Ernst e Jackson Pollock. Tornò in Italia per un’ultima volta nel 1982. Questi viaggi contribuirono a consolidare la sua ammirazione per i pittori italiani del proto e del primo Rinascimento, in particolare Giotto e Masaccio.

Azzurro, è una retrospettiva che utilizza il colore come criterio, presentando in ordine cronologico straordinari esemplari dei noti pliage di Hantaï. Il percorso espositivo si apre con la tela Peinture (Petit Nu) (1949), appartenente alla produzione giovanile dell’artista, in cui una figura si staglia su un intenso sfondo turchese che fa eco agli affreschi rinascimentali. Seguono Catamurons (1964), ripiegata al centro e con molteplici strati di colore; Meun (1967), che incorpora sezioni non dipinte negli angoli; Étude (1969), in cui la tela uniformemente piegata e dipinta di blu monocromo è giustapposta a grandi frammenti irregolari di bianco; e Blancs (1974), in cui i segmenti senza colore dominano sui frammenti di blu, verde e nero presenti sulla tela.

Nella grande sala ovale della galleria, spicca un insieme di dipinti blu appartenenti alla serie Tabula (1972–76; 1980–82) costituenti il fulcro della mostra. La scala monumentale di queste opere svela ogni quadrato come esito di una piegatura unica e autonoma. I dipinti si legano inoltre ai ricordi d’infanzia dell’artista, affascinato dai grembiuli della madre, il cui ingarbugliarsi e piegarsi dava vita a sequenze di colori brillanti.

Privilegiando il tatto rispetto alla visione, Hantaï ha intriso le opere della serie Tabula di riferimenti ad artisti storici, tra cui Matisse e Cézanne e, nel fondere rigore e casualità, ha reso omaggio al pensiero matematico. Nell’ultima sala, i lavori “last studio” (1982–85), raramente esposti, presentano forme inedite derivate dalla piegatura e dal dripping, eseguite con colori vibranti ed equilibrati.

Un’ulteriore fonte di ispirazione per l’artista è costituita dal Periodo Blu di Pablo Picasso (1901–04). “Per Hantaï” scrive Baldassari, “la stessa spiritualità pittorica lega il Periodo Blu alle pale di altare e agli affreschi di Giotto, Masaccio, Piero della Francesca e Fra Angelico. Il colore era il punto di contatto”. Hantaï rimane inoltre affascinato dalla centralità del colore blu nel culto cattolico mariano, come dimostra il dipinto Le Manteau de la Vierge (1960) conservato ai Musei Vaticani. “Dal 1960” racconta Baldassari “avendo concettualizzato il pliage come metodo, l’associazione semantica tra il grembiule di sua madre, il colore blu e la piegatura diventò un elemento portante della pittura di Hantaï, il fulcro della sua pratica artistica”.

Azzurro è accompagnata da un catalogo contenente un saggio di Anne Baldassari.

Ufficio ​stampa

Gagosian
press@gagosian.com

Toby Kidd
tkidd@gagosian.com
+44 20 7495 1500

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Federica Farci
federica@paolamanfredi.com
+39 342 05 15 787

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